ANALISI - L'arbitro condanna una Casertana che ci mette del suo: troppa confusione e poca incisività

Dopo il Cosenza anche il Foggia espugna il 'Pinto'
10.04.2016 10:41 di  Raffaele Cozzolino   vedi letture
foto: Giuseppe Scialla
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© foto di Foto: tuttocasertana.it

La Casertana era chiamata a vincere il primo scontro diretto di questo girone di ritorno, per inserirsi definitivamente nei play off (con vista sulla promozione diretta, dati i risultati maturati nel pomeriggio) e dare un segnale di forza a tutto l'ambiente, una sorta di svolta che occorreva per dare nuova linfa a questo finale di stagione. Invece, il Foggia esce dal 'Pinto' con i tre punti, come il Cosenza. 

Il come è l'unico grosso alibi della formazione rossoblù. Un rigore generoso concesso ai Satanelli, un altro solare negato ai Falchetti. Arbitraggio che, come ha anche detto il presidente Corvino, non va catalogato nella malafede, altrimenti non bisognerebbe guardare questo sport, ma nella poca bravura del signor Amoroso di Paola. Lui, come tanti suoi colleghi, ha dimostrato di non poter reggere il ritmo di un big match di Lega Pro. Ci sta, si sbaglia. L'importante è che ci sia un dopo, che, per ovvi motivi, non dovrebbe essere positivo (sportivamente parlando). 

Fatto ciò, ossia aver parlato, in maniera molto italiana, dell'arbitro, concentriamoci, come nostro costume, sulla gara. Il Foggia ha dominato per lunghi tratti. Tanto possesso palla, a volte sterile, altre meno. Buoni schemi da calci piazzati, qualche tiro dalla lunga distanza, un paio di situazioni pericolose con Iemmello (attaccante da categoria superiore) che, in una delle stesse, deve essere fermato da una diagonale di Mangiacasale (con una difesa a 4?!). Nella ripresa, poi, dopo il rigore (generoso, repetita iuvant), nonostante l'inferiorità numerica crea almeno tre palle da gol nitide per arrotondare il risultato. 

Tutto ciò va detto, altrimenti passerebbe un messaggio sbagliato. La Casertana, al contrario di quanto affermato da mister Tedesco ed il terzino Pezzella, non è stata così brillante e la sconfitta (seppur arrivata in maniera beffarda) non è un risultato così sbagliato. La formazione rossoblù parte con il 4-4-2, per stessa ammisione di Tedesco (e dunque con il solito difetto strutturale del terzino destro) ma spesso Mangiacasale agisce come sempre, da quinto di centrocampo: effettua tante corse che abbassano il baricentro della squadra e la sbilanciano creando un vuoto nella zona di Di Chiara (autore di una grande partita). Alfageme dopo aver fatto qualsiasi ruolo d'attacco viene schierato da esterno di centrocampo (lavoro già svolto in altre squadre) ma è come sprecare le sue caratteristiche. Sul finale il cambio di De Angelis (bomber rossoblù) toglie definitivamente peso all'attacco e l'ingresso di Negro (con già Giannone, Mancosu e lo stesso Alfageme già in campo a creare scompiglio) e non di Jefferson, che su un terreno pesante, con un risultato da recuperare, poteva essere una chiave in più per riprendere il match, lascia un po' perplessi. 

La squadra, come nei primi venti minuti del primo tempo a Rieti, ci è sembrata confusionaria. Incapace di coprire bene gli spazi, stando corti: il contrario del Foggia o, semplicemente, della Casertana prima della sosta natalizia. Non ricordiamo grossi pericoli creati su azione (e non calcio da fermo), se non un tiro di Negro a gara ormai in dirittura d'arrivo. 

Ci aspettavamo una Casertana diversa. Perché, fermo restando che il Foggia è una grande squadra, ben organizzata e con un ottimo allenatore, questa poteva rappresentare la partita della scossa, come abbiamo già scritto. Tanta grinta, è vero, ma questa squadra ha dimostrato (ma ormai troppo tempo fa) di poter fare di meglio. Un grosso peccato che ora rischia di andare ad intaccare la corsa play off.