Campilongo ricorda Catello Mari: "Un grande calciatore e un ragazzo straordinario. Per me era pronto per una grande carriera. Scioccato alla notizia della sua morte"

16.04.2020 17:31 di Antonio Papale   vedi letture
Salvatore Campilongo
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Salvatore Campilongo
© foto di Dario Fico/TuttoSalernitana.com

Oggi 16 aprile sono 14 anni dalla morte di Catello Mari. Per ricordarlo, in diretta su Skype, il collega di sportcasertano Armando Serpe, insieme al direttore di radiocasertanuova Enzo Di Nuzzo e al nostro direttore Riccardo Marocco, ha contattato l'allenatore della Cavese Salvatore Campilongo con il quale Catello stava diventando un grandissimo difensore e che ha voluto ricordarlo dichiarando: "Oggi è un giorno difficile per tutti, non solo per i tifosi della Casertana o della Cavese. Ci sono alcuni aneddoti legati a Catello: quando era squalificato, voleva stare comunque insieme con i compagni. Alcune volte ha fatto il raccattapalle. Era un ragazzo tranquillo. Mi somigliava, soprattutto come uomo. Posso raccontare tante cose su di lui. Dovevano bere il vino insieme, ma li lasciavo fare perché sapevo le loro qualità umane. Per le doti che aveva, è entrato tardi nel calcio che conta. Nessuno si aspettava una cosa del genere. Il sabato, finita la partita, abbiamo festeggiato fino alle 19,30, poi la squadra andò in ristorante. Andai in trasmissione da Peppe Iannicelli e Umberto Chiariello. Avevo chiesto di non andare a festeggiare, loro comunque andarono a mangiare in un ristorante di Cava. Alle 20,45 chiamai la squadra chiedendo di non fare tardi. Dopo la trasmissione, li chiamai di nuovo. Alle 2 D'Amico e Schetter volevano accompagnare Catello. Mi svegliai alle 7 dissi è una bellissima giornata è Pasqua, nemmeno il tempo di dirlo mi chiama Gennaro Brunetti per avvisarmi della morte di Catello. Iniziai a piangere, a gridare, perché per me Catello era un figlio calcisticamente parlando. Catello è diventato un gran giocatore quando cambiò ruolo e diventò centrale, con una grande capacità di anticipo. Credo che lui avrebbe avuto grandi estimatori in B e in C. Era un ragazzo che voleva spendere e vestirsi bene. Lo chiamai: mi disse di voler andare a Siracusa. Dopo un paio di giorni, parlai col padre e si convinse."