Anno di transizione non vuol dire improvvisazione, si segua un piano coerente

22.07.2016 22:17 di  Raffaele Cozzolino   vedi letture
Anno di transizione non vuol dire improvvisazione, si segua un piano coerente
© foto di foto: tuttocasertana.it

"Come nuovo allenatore abbiamo scelto Andrea Tedesco", queste le parole di Luca Tilia che hanno scatenato le ire dei tifosi. "E' una scelta mia", ha detto l'azionista Di Vico. Fatto sta che la nomina dell'ex secondo di Gregucci, Campilongo e Romaniello sembra il manifesto dell'improvvisazione.  

Non tanto per le qualità del neo mister (dimostrate, positive o negative che siano, in minima parte la scorsa stagione, per poche partite), che, come per ogni cosa, dovrà godere del sacrosanto beneficio del dubbio anziché essere sentenziato a priori, ma per il modo in cui ci si è arrivati. Incocciati è stato il primo nome, trattativa ad oltranza, addirittura dichiarazioni da mister in carica (LEGGI QUI). Marra ha partecipato ad una riunione (al 'Pinto'), con Tilia assente (proprietario del 91%, non briciole), nella quale non si è parlato di soldi, ci si è aggiornati ad una chiamata che non è arrivata più: neanche per dire "no, grazie". Campilongo è stato chiamato da uno dei soci ed ha dato la sua disponibilità a lanciarsi in questa nuova sfida: strada interrotta sul nascere. Poi Colombo che ha rifiutato stando ai colleghi di Tuttolegapro (LEGGI QUI) e Franceschini che vagliava altre offerte (CLICCA QUI). Tutte vie ampiamente battute, per poi essere abbandonate al netto di una scelta quantomeno improvvisa.

Scegliere Andrea Tedesco dopo tutto ciò che abbiamo sopracitato, dopo che Tilia disse "per questa piazza c'è bisogno di una persona che abbia un curriculum importante anche come calciatore", pare una pezza piazzata lì, dopo essere arrivati ad un giorno dalla partenza del ritiro (posticipato) di Serino.  

Si è parlato di anno di transizione, di scelte che saranno conseguenza di un sacrificio fatto per prelevare la Casertana ed iscriverla al prossimo campionato di Lega Pro (con ritardo, causa del punto di penalizzazione) e ciò non può essere criticato. La dirigenza proprietaria di una società è legittimata nel dettare la linea: promozione, anno di transizione, play off. La necessità, però, è non confondere la transizione con l'improvvisazione, perché rappresenterebbe la proverbiale zappa sui piedi. L'ennesimo gancio tirato durante l'ultima ripresa ad un boxer alle corde.  

Per essere una transizione bisogna aver chiaro il percorso da compiere, con qualche difficoltà, certo, ma senza ritrovarsi sempre a lanciare la monetina, sperando che la sorte aiuti. In ballo c'è tanto, c'è una piazza che in questi tre anni di Lega Pro ha dimostrato tanto, a dispetto delle troppe critiche lanciategli dalla precedente dirigenza. Una tifoseria che non si farebbe problemi a trascorrere un anno difficile, di sofferenza, "a salvarsi" come si dice in questi casi, ma che non può (e non deve) accettare l'improvvisazione, ancora una volta.